Asincronie, ciclo di proiezioni e incontri dedicato al documentario del reale, il film d’archivio e l’audiodoc, prosegue domenica 17 novembre alle 20,30 presso lo Spazio Bunker di Sassari con l’incontro “Raccontare con il suono”, ospite il regista Giuseppe Casu dell’associazione Tratti Documentari con “Il Sottosopra“, audiodocumentario sulle miniere del Sulcis, co prodotto da Radio 3 Tre Soldi con Daria Corrias, vincitore del 70° Prix Italia 2018 nella categoria Radio Documentary e Reportage e del Prix Europa 2018 come Best European Radio Documentary.

Il Sottosopra“, di Giuseppe Casu e Gianluca Stazi, è un viaggio nella memoria con protagonisti i minatori della Sardegna, che con le loro voci ci guidano nell’immaginario del loro mondo ora scomparso, offrendo un prezioso strumento per capire chi siamo oggi e il nostro passato recente. In questa occasione lo Spazio Bunker sarà allestisto per l’ascolto collettivo dell’audiodoc.

Domenica 17 novembre 2019 ore 20,30

Spazio Bunker, via Porcellana 17a Sassari

Asincronie è ideato e curato dal gruppo di registi dell’associazione 4CaniperStrada in collaborazione con Caucaso Factory di Bologna, Cineteca Sarda, Società Umanitaria di Alghero, Tratti Documentari.

Da “loschermo.it” – Gianluca Testa

loschermo

LUCCA, 24 settembre – “Qua ogni famiglia ha il suo morto da piangere per enfisema polmonare”, racconta una voce matura, triste, consapevole. “Sempre più spesso in giro vediamo persone camminare con la mascherina e la bomboletta dell’ossigeno in mano”. Non stiamo parlando di zone di guerra né di terre colpite da chissà quale attacco chimico. Al centro di tutto questo c’è Taranto con la ‘sua’ acciaieria Ilva. Qua ci sono madri che nei seni hanno latte contaminato da diossine e donne che madri non la saranno mai per il crescente e diffuso numero di aborti. “A Taranto non nascono più bambini”, dicono. E quelli che invece hanno la fortuna – o la disgrazia? – di nascere si portano dietro malattie talmente gravi che non toccherebbero neppure all’anziano e più incallito fumatore.

Così Taranto lotta, combatte e resiste all’ombra dell’acciaieria che continua a contare i propri morti. Anche all’interno della fabbrica siderurgica, anche negli spazi sottoposti a sequestro. Due operai hanno trovato la morte proprio lì, dove non dovevano né potevano essere.

Questa forte testimonianza, empatica e ben costruita, passa attraverso l’audio-documentario “Ilva, c’era una rivolta“, realizzato dalla giornalista di Rai Radio3 Ornella Bellucci con l’aiuto di Gianluca Stazi. E questa mattina – in un incontro moderato da LoSchermo.it – ad ascoltarlo e discuterne con l’autrice, accompagnata dalla collega e scrittrice Flavia Piccinni, c’erano oltre quaranta ragazzi. Molti dei quali neppure sapevano cosa fosse l’Ilva.

Ebbene, questa storia che si muove a cavallo tra due secoli, emblematica della nostra cara Italia, mettendo insieme il tema del lavoro e della disoccupazione con tutte le declinazioni più devastanti che una vicenda così fatta può avere (dal problema ambientale a quello della salute), ha catturato la loro attenzione. E per un’ora e mezzo in molti occhi si è acceso un interesse sincero.

Ci piace pensare che ‘Audio documentari in città’ – nuova sezione del Lucca film festival in cui prima ancora dell’immagine a raccontare sono ‘solo’ parole, suoni e rumori – rappresenti di fatto un terreno vergine in cui coltivare passioni, contenuti, storie. Ovviamente col pretesto della comunicazione e dei nuovi e vecchi linguaggi. Perché anche nell’era dei social network, dove la radio si ascolta in podcast e la tv si guarda su internet, non vada persa la funzione nobile della parola. Ed è un bene che questi audio-documentari escano dalla ghettizzazione di festival di nicchia o di concorsi dedicati.

“In quella fabbrica ha lavorato anche mio madre. All’Ilva lavorano anche la maggior parte dei miei amici”, racconta Ornella. Gironalista, sì. Ma anche tarantina. “Raccontare Taranto, oggi, significa raccontare una piazza, un luogo compatto che parla di lavoro e d’ambiente. Ci sono mutazioni genetiche, i bambini non nascono più, i giovani emigrano altrove per trovare occupazione”.

Questa non è una storia lontana. Perché ci tocca da vicino. Proprio ieri, sul Corriere della Sera, Beppe Severgnini ha pubblicato una lettera. A scriverla è Alessandro Valente. Una lettera che si conclude così: “… Lo Stato dovrebbe proteggere prima il cittadino e la sua salute, poi viene tutto il resto. La vera arte della politica è contemperare tutte le esigenze, mentre ora vedo solo lobby al lavoro: la lobby della famiglia Riva che usa come sempre il ricatto occupazionale e che vuol apparire addirittura la vittima. La vittima è Taranto, non dimentichiamolo per cortesia”.

gianluca testa

Link:
www.loschermo.it
audiodocumentari in città

Ascolto dell’audio documentario “Ilva, c’era una rivolta“ alla Casa del Cinema di Roma

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Martedi, 17 settembre 2013

ore 16:30
Assemblea pubblica per un laboratorio permanente Rai di produzione e formazione di cinema documentario e audio documentario.

dalle ore 19:00
I vivi e i morti di Goro, di Sergio Zavoli (1961)
Ritorno a Srebrenica, di Santo Della Volpe (2012)
Zona Pericolosa, di Citto Maselli (1959)
Estatti da Mare nostrum (2003) e Schiavi (2013) di Stefano Mencherini
Ilva, c’era una rivolta di Ornella Bellucci (2013)
E’ stato morto un ragazzo di Filippo Vendemmiati (2010)
I giorni della rabbia di Amedeo Ricucci (2009)
Terre in moto di Michele Citoni, Angela Landini, Ettore Siniscalchi (2006)
I paesaggi del sale di Lucio Gaudino (1995)

Link:
TRAILER: Ilva, c’era una rivolta
NEWS: Ilva, c’era una rivolta
PROGETTO: Racconti Invisibili

Casa del cinema

Da Lesflaneurs.it
Teatri di vetro che non hanno paura
Il 28 aprile, la nostra quarta serata con Teatri di vetro è stata all’insegna della riflessione. Tra La Villetta e il Palladium abbiamo deciso di seguire prima l’audio documentario Ilva, c’era una rivolta di Ornella Bellucci e poi lo spettacolo Robe dell’altro mondo della compagnia Carrozzeria Orfeo.

Ornella Bellucci, giornalista d’inchiesta, l’avevamo conosciuta leggendone i reportage per il manifesto e ascoltando le sue inchieste radiofoniche su RadioArticolo1. Incontrarla in una stanza di una palazzina a Garbatella e scorgerne l’emozione nel raccontare quello che sta vivendo Taranto, sua città natale e oggetto di molti dei suoi reportage, è stato senza dubbio uno dei regali più belli di questo festival.

Un tavolo ovale ricoperto di fotografie e planimetrie dell’Ilva e una ventina di persone sedute intorno, ad ascoltare in tormentato silenzio le voci di Taranto, una delle più grandi e maltrattate città del nostro Paese. La piazza occupata il 2 agosto 2012 dopo il sequestro, dell’area a caldo dell’Ilva, da manifestanti, sindacati, lavoratori insieme è il teatro delle voci che ascoltiamo. Voci disperate, di chi teme di perdere il proprio lavoro, spesso unica fonte di sostentamento per l’intera famiglia. Voci distrutte, di chi sta perdendo un bambino per un tumore alle vie respiratorie. Voci ipocrite, di chi sostiene che le malattie da cui è afflitta la popolazione tarantina non siano minimamente legate allo stabilimento. E infine voci innocenti, quelle dei bambini che ripetono alcune delle frasi che sentono dire da quando sono nati «a Taranto si muore respirando» e «senza lavoro si muore di fame». Ecco cos’è la città oggi, un tutti contro tutti, uno scontro civile tra chi sta con l’ambiente e chi sta con il lavoro. Costretta a scegliere tra due diritti fondamentali per i cittadini. Ma il 2 agosto succede anche qualcosa di nuovo: per la prima volta, cittadini e lavoratori, insieme, prendono la parola per dire che ambiente e lavoro possono e devono convivere. Alcuni di loro, organizzati in comitato, conquistano il palco sindacale allestito nella centrale Piazza della Vittoria. Quella piazza quel giorno fa di Taranto la base di una nuova denuncia civile, consapevole e compatta.

Alla fine si parla, si cerca di capire, oltre che con l’autrice, anche con il giornalista Alessandro Leogrande e Gianluca Stazi, co-autore della serata, come si sia arrivati a una situazione così assurda e come invece altri Paesi, come la Germania, siano riusciti ad avere un sistema produttivo rispettoso delle normative ambientali e dunque molto meno nocivo per l’uomo.
(…)
Daniela Primerano, Lesflaneurs.it

stanzaRaccontiTDV7

Da pensieridicartapesta.it
TDV 7-W.I.P.: Ornella Bellucci, Racconti Invisibili – il buco nel mare
«Buonasera mi chiamo Nicola Franco e sono un inventore», questa è la frase che ripete costantemente Lino durante la registrazione. Inventore di che cosa? Del buco nel mare, ovvero un allevamento di pesci, da lui sperimentato presso il Mar Piccolo, grazie al quale, con i dovuti finanziamenti, riuscirebbe a sfamare e a dare lavoro a tantissime persone.

Si potrebbe affermare che Nicola Franco è un inventore di speranza. Speranza di salvare la sua bella città, Taranto, oramai distrutta dall’inquinamento, attraverso qualcosa di naturale e di salvare, contemporaneamente, il Mondo intero, oramai devastato dalla “giungla” umana.

Lino inizia il suo progetto quando esce dal carcere dopo aver scontato una pena per omicidio: vuole sdebitarsi con la società per avergli portato via qualcuno restituendogli la ricchezza infinita che il mare potrebbe offrire.

Una storia amara, fatta di speranze e sogni destinati a rimanere tali. Quella di Lino è una voce a cui è stata data autonomia in questo audiodocumentario che, durante l’ascolto, sembra ci catapulti al limite tra la realtà e la finzione. Il buco nel mare è un grido di aiuto non per se stesso, ma per il mondo intero, che si sviluppa attraverso uno sguardo/voce forse utopico nella sua possibilità di realizzazione, o forse, più semplicemente, ancora incantato.

Il solo sentire la voce dei personaggi, il non vederli, non ha influenzato minimamente sul fattore emozionale degli audiospettatori. Anzi, ha permesso di concentrarsi meglio sulla vicenda senza perdersi in futili particolari di cui spesso le immagini sono colme. L’ascolto mette in moto la fantasia permettendo la creazione, sotto forma di immagine mentale, della storia e dei suoi protagonisti: tutte le persone che hanno preso parte a questa esperienza avranno sviluppato nella loro mente un Lino sognatore in cui un po’ tutti ci identifichiamo.

Michela Iaquinto, pensieridicartapesta.it

tdv7

Teatri di vetro 7
Festival delle arti sceniche contemporanee
Roma, 23 – 30 aprile

C’è una bellissima storia che Marjane Satrapi riporta in Pollo alle prugne, la sua graphic novel più tragica ed ironica.
A cinque uomini viene chiesto di entrare in una stanza buia dove è rinchiuso un misterioso animale. Ad ognuno viene dato il compito di definire l’animale attraverso il tatto.
Un uomo dice che è un enorme tubo; un altro che è una colonna; un altro corregge “le colonne sono quattro, le ho contate!”; il quarto uomo dice “è un grande ventaglio”; l’ultimo “vi sbagliate tutti! è una sedia”.
Poi viene accesa la luce.
E appare l’elefante.

Così la Satrapi introduce, all’interno di una piccola vicenda personale, in forma di metafora delicata, il tema della conoscenza.

La realtà è là. Ognuno ne tocca e ne conosce una parte.
Accendendo la luce (un gesto collettivo?) possiamo cogliere la realtà nella sua complessità, mettere insieme i giudizi parziali e nominarla.

In quel misterioso animale, nel buio della stanza, esaminato da mani, sensibilità e menti diverse, vedo la scena contemporanea.

In sette anni di festival, produzioni, laboratori, monitoraggio, incontri, progetti speciali e molte altre azioni ibride e a volte difficili da narrare, Teatri di Vetro, ha ribadito la necessità di porsi in una prospettiva di conoscenza, di elaborazione teorica, oltre che pratica, intorno al suo misterioso animale, assemblaggio di parti dall’apparenza autonoma e così originale nella composizione, che (per semplicità? per convenzione?) chiamiamo scena contemporanea. Ha cercato di accendere luminescenze, proiettori di taglio, qualche lampada fioca sui dettagli che sembravano più significativi e ha continuato ad intrecciare gli sguardi, a comporre le parzialità perché la visione dell’intero fosse via via possibile.

Negli anni di una crisi mondiale che oggi sembra insuperabile e prende la fisionomia del danno permanente, abbiamo guardato la nostra paura, imparando, dai nostri maestri, che il teatro è quel luogo in cui gli uomini e le donne si confidano i loro segreti, in cui si disattivano i grandi apparati mediatici e il mondo diventa a misura di vivente, nella corporeità, nell’esperienza diretta delle cose.

Siamo andati avanti e a volte abbiamo fatto passi indietro.
E forse la progettualità non è altro che il reiterato tentativo umano di aderenza al proprio oggetto, animale antico e misterioso, permanente, come il teatro e come l’elefante.

Roberta Nicolai
Direttrice artistica


“Racconti invisibili”
Sezione Audio Documentari

Racconti Invisibili è il nome della nuova sezione dedicata all’audio documentario all’interno del festival Teatri di Vetro.

Tre appuntamenti per incontrare il lavoro di un’autrice,
tre ascolti collettivi in uno spazio dove sedersi intorno ad un tavolo con lʼintenzione di passare da un momento di ascolto a uno di dialogo.

Partiamo da qui: un audio documentario di creazione è il risultato di un lungo lavoro di preparazione, di sopralluoghi, di ricerca di voci, di scelta dei luoghi, di ascolto del territorio, di montaggio e di cura del suono; una eco sonora del reale attraverso il punto di vista di un autore.

Arriviamo qui: una stanza, un tavolo, le sedie per sedersi e formare un circolo, una storia da ascoltare guardando chi ti sta accanto.

In Italia c’è un crescente numero di autrici e autori indipendenti che, nonostante una totale assenza di supporto istituzionale, dal silenzio continua a costruire un nuovo mondo sonoro.

TDV7_Racconti Invisibili: monografica di Ornella Bellucci
giornalista professionista, collabora con Lo Straniero, Radio3, il manifesto, RadioArticolo1, Rassegna sindacale. Attualmente cura la regia del programma Passioni, trasmesso da Rai Radio3.

Abbiamo individuato allʼinterno dei lavori radiofonici di Ornella, un segnale di trasformazione delle forme e degli schemi che caratterizzano, attualmente, lʼaudio documentario in Italia, un segnale (di trasformazione) che abbiamo voluto amplificare nella rielaborazione dei tre lavori proposti negli ascolti collettivi allʼinterno del festival.

Ilva, cʼera una rivolta
Il 2 agosto 2012, dopo il sequestro dellʼarea a caldo dellʼIlva, tra le maggiori acciaierie dʼEuropa, unʼonda nuova scuote Taranto. Per la prima volta, cittadini e lavoratori, insieme, prendono la parola. Per dire che ambiente e lavoro possono e devono stare insieme. Alcuni di loro, organizzati in comitato, conquistano il palco sindacale allestito nella centrale Piazza della Vittoria. Quella piazza quel giorno fa di Taranto la base della denuncia civile, compatta ed esportabile, contro il “malgoverno” e verso la riappropriazione di spazi inviolabili di vita.

Il buco nel mare
Il buco nel mare è un viaggio nella memoria di un figlio della Taranto umida e malfamata, subalterna a quella dello sviluppo industriale. È il sogno miope e romantico di un uomo, ora sui cinquanta, di restituire la città al mare e il mare alla città.

Kater I Rades
Il 28 marzo del 1997 nel canale d’Otranto, nel Mediterraneo, la Kater I Rades, una carretta albanese, viene speronata da una corvetta della Marina Militare Italiana e cola a picco. I morti sono 81, in gran parte donne e bambini. A 15 anni di distanza dalla strage, questo documentario torna sull’evento dando la parola ad alcuni dei 34 sopravvissuti e ai
familiari delle vittime. Il naufragio della motovedetta albanese segna uno spartiacque nella percezione dei viaggi dei migranti verso l’Italia.

I lavori saranno saranno presentati allʼinterno di tre ascolti collettivi in uno spazio dove sedersi intorno ad un tavolo, insieme allʼautrice, con lʼintenzione di passare da un momento di ascolto a uno di dialogo.

Quando:
26 aprile h 19.00 Kater I Rades
27 aprile h 20.00 Il buco nel mare
28 aprile h 21.30 Ilva, c’era una rivolta

Dove:
La Villetta,
via degli Armatori 3 (Garbatella)
Roma

Ingresso libero su prenotazione

Informazioni e prenotazioni TDV
dal lunedì al venerdì, 06 45553050
tdv7@triangoloscalenoteatro.it

Teatri di Vetro 7
Direzione Artistica
Roberta Nicolai
Produzione
Elisa Vago
Segreteria organizzativa e Consulenza artistica
Andrea Grassi
Comunicazione, Direzione editoriale e Consulenza artistica Musica
Enea Tomei
Organizzazione e Segreteria di Direzione
Marco Di Nardo
Consulenza artistica Danza
Anna Lea Antolini
Consulenza artistica Arti Visive
Daniele Spanò
Consulenza artistica Audio Documentari
Gianluca Stazi

Link:
teatridivetro.it

Venerdì 12 aprile alle ore 22 presso IL VIVAIO DEL MALCANTONE
sessioni d’ascolto con esecuzioni live di Giulio Aldinucci, Darshan, Gianluca Codeghini, Letizia Renzini
e “Antonina” un audio documentario di Gianluca Stazi e Giuseppe Casu

L’evento si inserisce all’interno del programma, promosso da FKL [Forum Klanglandschaft], che prevede delle giornate d’incontro tra operatori / sound artist / persone interessate al tema del PAESAGGIO SONORO nei giorni 11-12-13-14 aprile a Firenze.

Per il programma completo consultare il sito:
http://www.paesaggiosonoro.it/incontro2013/index.html

per-chi-suona-il-paesaggio-sito

Contatti
IL VIVAIO DEL MALCANTONE_centro di ricerca e pratica culturale
Via del Malcantone 15 Firenze
+39 339 3043656
http://www.ilvivaiodelmalcantone.com

In questa edizione il FilmMaker Fest, Festival Internazionale di Cinema di Milano, incontra l’audio documentario con Audiodoc, la prima associazione di autrici e autori di audio documentari nata in Italia.
Il 7 e il 9 dicembre, presso La Fabbrica del Vapore, Spazio Ex Neon, Audiodoc propone ascolti collettivi e un incontro dedicato al sonoro nel racconto della realtà.

Primo appuntamento con Audiodoc il 7 dicembre alle 16.00, presso La Fabbrica del Vapore, Spazio Ex Neon.

Antonina, di Gianluca Stazi e Giuseppe Casu
L’isola che c’è, di Daria Corrias e Alessandro Serranò

Il 9 dicembre alle 16.30, Fabbrica del Vapore, Spazio Ex Neon, Audiodoc presenta:

Kater I Rades, il naufragio che nessuno ricorda, di Ornella Bellucci
Così fan tutti. La fine delle case chiuse, di Lea Nocera e Daria D’Antonio

Gli audio documentari proposti come ascolti sono realizzati da soci Audiodoc.

FilmMakerFest_locandinaWEB


LINK:

audiodoc.it
filmmakerfest.com
gianlucastazi.com

Vedere voci: prima rassegna di ascolti di audio doc/audio stories a Torino

Releasing Intimacy presenta, in collaborazione con Docusound e A.p.r.i., una rassegna di ascolti di audiodocumentari a Torino.

Abbiamo individuato alcuni spazi molto diversi tra loro, ma accomunati dal fatto di essere pronti ad accogliere in maniera personale queste situazioni e abbiamo costruito un programma multiforme, allo scopo di raccogliere risposte disparate e cercare di capire come funziona e cosa significa l’ascolto oggi.

Antonina di Giuseppe Casu e Gianluca Stazi
Premio Miglior Documentario Radiofonico – Bellaria Film Festival 2012
Incontro con gli autori.

Lunedì, 26 novembre ore 19
Casa Mad
via santa chiara 24 bis/c
Torino


LINK:
gianlucastazi.com
Releasing Intimacy