Buonasera mi chiamo Nicola Franco, sono di Taranto. Ho qualcosa da dirvi, in merito a quel problema che è su tutte le bocche degli uomini al momento, quello che si dice in giro, e che è la mancanza di lavoro, la disoccupazione, l’inquinamento e chi più ne ha più ne metta. Anzi a dirla con parole mie, a tutti quanti, tutti quanti: vi stanno portando alla miseria… alla povertà estrema. Tutta la colpa è ’a nostra, cioè ’a nostra… ’A vostra, ’a vostra, perché io non voto, questo è il fatto, io non voto. Lo sai perché non voto? Io sono un pericolo pubblico.

Tratti Documentari è lieta di pubblicare “Il buco nel mare”
audio documentario di Ornella Bellucci,
rielaborato per la sezione “Racconti Invisibili” del Festival Teatri di Vetro (tdv7)

Crediti
con: Nicola Franco e Patrizia Fedele
regia: Ornella Bellucci
montaggio e mix: Gianluca Stazi
musica: Andreas Bennetzen
produzione: Tratti Documentari

Il brano “Half Jazz” è composto da Andreas Bennetzen ed eseguito da Andy Benz.

La fotografia “Alba a Mar Piccolo” è di Sabatino Di Giuliano (Taranto).

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Contestualmente “Lo straniero“, rivista di arte, cultura, scienza e società diretta da Goffredo Fofi, ospita, nella neonata sezione racconti, l’elaborazione in parola scritta de “Il buco nel mare”.

Il testo pubblicato integra due versioni del lavoro, una apparsa sul sito Audiodoc, associazione di audio documentaristi,
l’altra presentata al Festival Teatri di Vetro 7.
Segno che è possibile per una scrittura audio attraversare più linguaggi, restando quel che è, ma anche scoprendosi altro da sé.

Salve mi chiamo Nicola Franco, sono di Taranto. Ho da dirvi una cosa che a tutti quanti credo piacerà: sono un inventore. Vabbè, si dirà, tutti quanti sono inventori, ci sono quelli che fanno le invenzioni, ma io mi sono inventato un’altra cosa rispetto agli altri. Sapete che mi sono inventato? Il buco nel mare. Cosa sarebbe il buco nel mare? Sarebbe un discorso quantomeno da essere ricoverati se lo sentiamo come avviene sto’ fatto qua. Perché è come… Senti, un attimo, ferma.

Io c’avrei da dire un sacco di cose effettivamente diciamo quantomeno da scrostare le coscienze della gente, visto che parlo di un argomento abbastanza serio. La fame. Credo che sia serio, fino a prova contraria.

Mi chiamo Nicola Franco e mi presento a voi in maniera quantomeno, come dire…
La moglie: Aspe’, abbiamo capito.
Aspetta, no, ce l’avevo scritto.
La moglie: Ah, pure?
Eh, sì. Perché non è facile.
Voglio presentarmi a voi in maniera quanto mai insolita, ciò è dovuto al fatto che quello che ho da dirvi vi sembrerà strano, e susciterà uno stupore, quantomeno incredulo, ma posso assicurarvi che è tutto vero e palpabile. Ciò è tutto vero comunque. L’oggetto del nostro campo è il mare. È risaputo da tutti gli addetti ai lavori che in futuro il mare sarà la fonte da cui tra r re sempre maggior nutrimento, difatti i luminari della biologia marina da qualche anno hanno iniziato gli studi, non solo nel nostro paese ma anche all’estero, affinché si trovino soluzioni per economizzare tutto il processo che riguarda, oltre all’alimentazione, anche il modo di allevare i pesci.
Voglio diciamo…
La moglie: L’erba voglio non cresce da nessuna parte.
E infatti, io desidero…

Ti stai presentando. Ma tu chi sei? E perché io dovrei ascoltarti?

Alba_a_mar_piccoloWEB

Link:
teatri di vetro
lo straniero
gianluca stazi
andreas bennetzen
sabasan.com
audio doc

tdv7

Teatri di vetro 7
Festival delle arti sceniche contemporanee
Roma, 23 – 30 aprile

C’è una bellissima storia che Marjane Satrapi riporta in Pollo alle prugne, la sua graphic novel più tragica ed ironica.
A cinque uomini viene chiesto di entrare in una stanza buia dove è rinchiuso un misterioso animale. Ad ognuno viene dato il compito di definire l’animale attraverso il tatto.
Un uomo dice che è un enorme tubo; un altro che è una colonna; un altro corregge “le colonne sono quattro, le ho contate!”; il quarto uomo dice “è un grande ventaglio”; l’ultimo “vi sbagliate tutti! è una sedia”.
Poi viene accesa la luce.
E appare l’elefante.

Così la Satrapi introduce, all’interno di una piccola vicenda personale, in forma di metafora delicata, il tema della conoscenza.

La realtà è là. Ognuno ne tocca e ne conosce una parte.
Accendendo la luce (un gesto collettivo?) possiamo cogliere la realtà nella sua complessità, mettere insieme i giudizi parziali e nominarla.

In quel misterioso animale, nel buio della stanza, esaminato da mani, sensibilità e menti diverse, vedo la scena contemporanea.

In sette anni di festival, produzioni, laboratori, monitoraggio, incontri, progetti speciali e molte altre azioni ibride e a volte difficili da narrare, Teatri di Vetro, ha ribadito la necessità di porsi in una prospettiva di conoscenza, di elaborazione teorica, oltre che pratica, intorno al suo misterioso animale, assemblaggio di parti dall’apparenza autonoma e così originale nella composizione, che (per semplicità? per convenzione?) chiamiamo scena contemporanea. Ha cercato di accendere luminescenze, proiettori di taglio, qualche lampada fioca sui dettagli che sembravano più significativi e ha continuato ad intrecciare gli sguardi, a comporre le parzialità perché la visione dell’intero fosse via via possibile.

Negli anni di una crisi mondiale che oggi sembra insuperabile e prende la fisionomia del danno permanente, abbiamo guardato la nostra paura, imparando, dai nostri maestri, che il teatro è quel luogo in cui gli uomini e le donne si confidano i loro segreti, in cui si disattivano i grandi apparati mediatici e il mondo diventa a misura di vivente, nella corporeità, nell’esperienza diretta delle cose.

Siamo andati avanti e a volte abbiamo fatto passi indietro.
E forse la progettualità non è altro che il reiterato tentativo umano di aderenza al proprio oggetto, animale antico e misterioso, permanente, come il teatro e come l’elefante.

Roberta Nicolai
Direttrice artistica


“Racconti invisibili”
Sezione Audio Documentari

Racconti Invisibili è il nome della nuova sezione dedicata all’audio documentario all’interno del festival Teatri di Vetro.

Tre appuntamenti per incontrare il lavoro di un’autrice,
tre ascolti collettivi in uno spazio dove sedersi intorno ad un tavolo con lʼintenzione di passare da un momento di ascolto a uno di dialogo.

Partiamo da qui: un audio documentario di creazione è il risultato di un lungo lavoro di preparazione, di sopralluoghi, di ricerca di voci, di scelta dei luoghi, di ascolto del territorio, di montaggio e di cura del suono; una eco sonora del reale attraverso il punto di vista di un autore.

Arriviamo qui: una stanza, un tavolo, le sedie per sedersi e formare un circolo, una storia da ascoltare guardando chi ti sta accanto.

In Italia c’è un crescente numero di autrici e autori indipendenti che, nonostante una totale assenza di supporto istituzionale, dal silenzio continua a costruire un nuovo mondo sonoro.

TDV7_Racconti Invisibili: monografica di Ornella Bellucci
giornalista professionista, collabora con Lo Straniero, Radio3, il manifesto, RadioArticolo1, Rassegna sindacale. Attualmente cura la regia del programma Passioni, trasmesso da Rai Radio3.

Abbiamo individuato allʼinterno dei lavori radiofonici di Ornella, un segnale di trasformazione delle forme e degli schemi che caratterizzano, attualmente, lʼaudio documentario in Italia, un segnale (di trasformazione) che abbiamo voluto amplificare nella rielaborazione dei tre lavori proposti negli ascolti collettivi allʼinterno del festival.

Ilva, cʼera una rivolta
Il 2 agosto 2012, dopo il sequestro dellʼarea a caldo dellʼIlva, tra le maggiori acciaierie dʼEuropa, unʼonda nuova scuote Taranto. Per la prima volta, cittadini e lavoratori, insieme, prendono la parola. Per dire che ambiente e lavoro possono e devono stare insieme. Alcuni di loro, organizzati in comitato, conquistano il palco sindacale allestito nella centrale Piazza della Vittoria. Quella piazza quel giorno fa di Taranto la base della denuncia civile, compatta ed esportabile, contro il “malgoverno” e verso la riappropriazione di spazi inviolabili di vita.

Il buco nel mare
Il buco nel mare è un viaggio nella memoria di un figlio della Taranto umida e malfamata, subalterna a quella dello sviluppo industriale. È il sogno miope e romantico di un uomo, ora sui cinquanta, di restituire la città al mare e il mare alla città.

Kater I Rades
Il 28 marzo del 1997 nel canale d’Otranto, nel Mediterraneo, la Kater I Rades, una carretta albanese, viene speronata da una corvetta della Marina Militare Italiana e cola a picco. I morti sono 81, in gran parte donne e bambini. A 15 anni di distanza dalla strage, questo documentario torna sull’evento dando la parola ad alcuni dei 34 sopravvissuti e ai
familiari delle vittime. Il naufragio della motovedetta albanese segna uno spartiacque nella percezione dei viaggi dei migranti verso l’Italia.

I lavori saranno saranno presentati allʼinterno di tre ascolti collettivi in uno spazio dove sedersi intorno ad un tavolo, insieme allʼautrice, con lʼintenzione di passare da un momento di ascolto a uno di dialogo.

Quando:
26 aprile h 19.00 Kater I Rades
27 aprile h 20.00 Il buco nel mare
28 aprile h 21.30 Ilva, c’era una rivolta

Dove:
La Villetta,
via degli Armatori 3 (Garbatella)
Roma

Ingresso libero su prenotazione

Informazioni e prenotazioni TDV
dal lunedì al venerdì, 06 45553050
tdv7@triangoloscalenoteatro.it

Teatri di Vetro 7
Direzione Artistica
Roberta Nicolai
Produzione
Elisa Vago
Segreteria organizzativa e Consulenza artistica
Andrea Grassi
Comunicazione, Direzione editoriale e Consulenza artistica Musica
Enea Tomei
Organizzazione e Segreteria di Direzione
Marco Di Nardo
Consulenza artistica Danza
Anna Lea Antolini
Consulenza artistica Arti Visive
Daniele Spanò
Consulenza artistica Audio Documentari
Gianluca Stazi

Link:
teatridivetro.it

Il buco nel mare è un viaggio nella memoria di un figlio della Taranto umida e malfamata, subalterna a quella dello sviluppo industriale.
È il sogno miope e romantico di un uomo, ora sui cinquanta, di restituire la città al mare e il mare alla città.

BucoLocandina

Lino sperimenta che costruendo gabbie nellʼacqua e allevando pesci, col mare può creare mercato. Ne appronta tre, quattro in un lembo di Mar Piccolo che occupa abusivamente, riempiendole con semenza di fortuna. Poi realizza il sistema di gabbie come da brevetto, «un brevetto per misurare quanto produce il mare». Mette su una cooperativa per il reintegro lavorativo delle persone detenute, si chiama Fame (la cui ulteriore finalità è risolvere il problema della fame nel mondo). Lʼidea è assumerne almeno tre, con lʼobiettivo di offrire – lui dice – un buon esempio di come «allevare il mare con il mare» senza ricorrere a mangimi industriali.

Crediti
con: Nicola Franco e Patrizia Fedele
regia: Ornella Bellucci
montaggio e mix: Gianluca Stazi
musica: Andreas Bennetzen
produzione: Tratti Documentari

Il brano “Half Jazz” è composto da Andreas Bennetzen ed eseguito da Andy Benz.

La fotografia “Alba a Mar Piccolo” è di Sabatino Di Giuliano (Taranto).
www.sabasan.com

Durata
30′

Periodo di lavorazione

riprese audio: luglio-agosto 2011
prima fase di montaggio: settembre 2011
riprese audio: maggio-giugno 2012
editing finale e mix: marzo-aprile 2013

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