“Passavamo sulla terra leggeri come acqua, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta.”

Per chi volesse dare l’ultimo saluto a Paolo,
i funerali si terranno il 19 marzo alle ore 11:00, parrocchia Santa Maria Regina Mundi, via Alessandro Barbosi 6, Roma.

Una sala nella periferia di Torino, fuori fa un freddo cane, ma dentro c’è il calore di un foltissimo gruppo: appassionati e studenti di cinema, registi aspiranti o ispirati, critici ancora acerbi o dal palato fine, montatori e fonici, operatori, donne e uomini pazzi per il grande schermo, soprattutto giovani e giovani dentro, informali e liberi.
Questo è il frizzante pubblico del Piccolo Cinema di Torino, a cui abbiamo l’onore di presentare “Il Presagio del Ragno“, martedì 6 dicembre alle 21:30.

http://www.ilpiccolocinema.net/il-presagio-del-ragno/

Viaggio attraverso il paesaggio sonoro di una compagnia teatrale in prova: la parola, la gestualità, la musica, la danza, la vocalità, il suono di un’idea che si fa corpo.

“Caro Gianluca, sto lavorando molto perché questa drammaturgia è veramente multistrato. Mette in moto l’analisi delle fonti, il pensiero sul teatro, le emozioni personali, ma in più le scaraventa in uno scenario kafkiano, praghese, magico, arcano che è una mappa spirituale, storica e da me conosciuta… Quindi faccio sogni assurdi e premonitori, vedo ombre… Insomma è molto intenso. Il laboratorio è stato davvero buono. Il cast è fatto ed è bello. Immagino di iniziare le prove il 20 febbraio.” Roberta Nicolai

Crediti Audio Documentario
regia, registrazioni, montaggio, mix: Gianluca Stazi
con Michele Baronio, Andrea Grassi, Roberta Nicolai, Rosa Palasciano, Valerio Peroni, Enea Tomei, Arianna Veronesi
consulenza artistica: Grazia Vinci
produzione: Tratti Documentari

Durata
28′

Il contesto
Le registrazioni sono state effettuate durante lo studio, il laboratorio e le prove dello spettacolo teatrale Nudità di Roberta Nicolai

Quattro in scena. Qualunque cosa accada ci si ama. Separarsi è impossibile. Bisognerebbe riuscire a guardarsi nello specchio e vedere soltanto se stesso. Ma questo non accade mai. Padre, madre, figlio, figlia, un unico organismo complesso fatto di un archivio che si è costruito nel tempo di due generazioni e che si compone di gesti, memoria, abitudini, lessico, tratti somatici e sentimenti. Ognuno è figlio e padre, figlia e madre. Le immagini un album di famiglia. I confini individuali sono continuamente in costruzione e il tempo ha un andamento non lineare. È sempre troppo tardi o troppo presto.
Nella casa un solo evento. Il figlio si ammala. Poi muore. Quando uno dei componenti di una famiglia si ammala, la famiglia si ammala e per continuare a vivere si trasforma, si adatta, si cura, ricorda e combatte. Ma che significa salvare? Perché non c’è nulla, nella creazione, che non sia destinato a perdersi … lo scialo quotidiano dei piccoli gesti, delle sensazioni minute, di ciò che attraversa la mente in un lampo, le trite parole sprecate eccede di gran lunga la pietà della memoria e l’archivio della redenzione. (G. Agamben, Nudità)
La famiglia è un linguaggio, una partitura fisica governata interamente da metafore. Questo è il testo. A tratti coincide con le parole ma quasi sempre scorre silenzioso nei gesti. Il testo è lo stesso per tutti ma il processo, la vita, è individuale, diversa in ognuno. I gesti si ripetono. Poi rimpiccioliscono. Nel gesto piccolo il contatto di ognuno con il proprio corpo si fa profondo, discende in verticale nel tempo. E quel punto è così sensibile che lì ognuno non è più solo se stesso, è anche suo padre e sua madre e suoi fratelli. È archivio vivente. Lì c’è una possibile salvezza e allo stesso tempo la percezione di sé come l’insalvabile, come pura corporeità, denudamento della pura funzionalità del corpo. La Metamorfosi di Kafka è il luogo narrativo della scena, la materia in cui le due sunan di Dio, la creazione e la redenzione, denunciano il loro scollegamento e l’impossibilità della salvezza disattiva la creazione. Di fronte a tale spettacolo l’angelo Iblis, che ha occhi soltanto per la creazione, non può che piangere l’inutile spreco. È una soglia, un punto esatto, del Trittico e di ogni corpo. Banalmente si potrebbe chiamarlo cuore.

PremioAudioDocFB

“Come scava in profondità, il nostro udito! Pensate a tutto quello che significa capire da qualcosa che hai solo ascoltato. La divinità di avere un orecchio! Non è, come minimo, un fenomeno semi-divino essere scagliati tra i torti più reconditi di un’esistenza umana in virtù di null’altro che questo: starsene là seduti, al buio, a sentire quello che si dice?” (P. Roth)

Si chiama “Contest, il documentario in sala” ed è la rassegna dedicata al cinema del reale che si svolge dal 27 maggio al 1 giugno prossimi al Nuovo Cinema Aquila a Roma. Si chiama Premio AudioDoc il concorso di audio documentari che quest’anno si lega alla quarta edizione della rassegna cinematografica e invita alla partecipazione e all’ascolto di opere sonore edite e inedite a tema libero.

Organizzato dall’associazione di audio documentaristi indipendenti Audiodoc e Tratti Documentari, il Premio intende favorire una più ampia cultura dell’ascolto legata alla rappresentazione della realtà in tutte le sue forme.

PUBBLICATI I 7 FINALISTI DEL PREMIO AUDIODOC

Proiezioni Sonore” al Nuovo Cinema Palazzo a cura di Amisnet e Audiodoc:

giovedì 20 febbraio ore 21
Kater I Rades

Audio Documentario – 2013 – Italia

regia: Ornella Bellucci

con: Xhiko Mukaj, Ermal Rapushi, Lisa Çala, Piero Pugliese, Alessandro Leogrande
montaggio e mix: Gianluca Stazi

produzione: Tratti Documentari

La sera del Venerdì santo del 1997, una piccola imbarcazione albanese stracarica di profughi, la Kater I Rades, viene speronata da una corvetta della Marina militare italiana al largo delle coste pugliesi. È uno dei più gravi naufragi della storia recente del Mediterraneo: muoiono 81 persone, in gran parte donne e bambini. Molti corpi non verranno mai recuperati, i sopravvissuti sono solo 34.
Il naufragio della Kater I Rades, avvenuto in quel lembo di mare che separa l’Italia dall’Albania, mentre nel piccolo paese balcanico infuriava una sanguinosa guerra civile, segna uno spartiacque nella percezione dei viaggi dei migranti. Per la prima volta, l’applicazione delle politiche di respingimento in alto mare provoca un immane disastro. Un disastro politico, non naturale.

Cinema Palazzo, Piazza dei Sanniti, San Lorenzo, Roma.

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